sabato 17 aprile 2010

Perché i gatti portano le loro prede ai padroni?

Gesti da cacciatore


Se il tuo gatto ha la possibilità di uscire di casa per vagabondare qua e là, è probabile che ti sia capitato di vederlo tornare con una preda in bocca - una lucertola, untopino o anche un uccellino - o di ritrovare il frutto della sua caccia sullo zerbino di casa o in qualche stanza, magari addirittura sul tuo letto. Questo è il suo modo di dirti grazie per il cibo che gli procuri e di mostrarti il suo affettoUna teoria è quella che io chiamo del micio educatore: il tuo gatto ti sta dicendo che sei un pessimo cacciatore e sta cercando di invogliarti a imparare da lui. Oppure, più semplicemente, sta portando la sua preda nel posto più sicuro possibile, quello dove in genere mangia. Infine, a dispetto di chi sostiene che i gatti siano animali "egoisti", il tuo felino di casa ti ha davvero a cuore e ha voluto procurarti un po' di cibo fresco, per evitare che tu debba saltare il pasto.

Se questa è l'intepretazione più diffusa, ce ne sono anche altre che prendono in considerazione altrimessaggi che il tuo gatto vuole mandarti.

venerdì 16 aprile 2010

Rocky: cane percorre 600 chilometri per tornare dal padrone


Oggi vogliamo raccontarvi la storia di Rocky, un cane, un pastore tedesco di cinque anni, che pur di ritrovare il suo padrone ha percorso 600 chilometri, da Salerno a Pisa. Secondo quanto riportato da La Nazione Rocky era stato adottato, quando era ancora cucciolo, da Ibrahim Fwal, un uomo di origini siriane che viveva a Carrara e che lo aveva trovato in un canile. Loro due erano inseparabile: l’uomo lo portava con se’ anche al mare. Un giorno pero’ Rocky e’ stato rapito da un gruppo di nomadi e chissa’ come e’ finito a Salerno, in una nuova famiglia. Ma lui non ha mai dimenticato il suo primo padroneocky e Ibrahim Fwal erano inseparabili: ogni estate l’uomo lo portava in spiaggia con il suo motorino e con un casco per bambini allacciato sotto il suo muso, per sicurezza. Un giorno, quando si trovavano al mare, tre anni fa, Rocky e’ stato portato via da un gruppo di zingari. Il suo padrone lo ha cercato a lungo, mettendo volantini e annunci ovunque. Ma Rocky non si trovava piu’ in Toscana. I nomadi, con tutta probabilita’, lo avevano abbandonato o lui era scappato e si era ritrovato a Salerno, dove una famiglia lo aveva adottato nuovamente. Ma lui scappava sempre, per questo al suo collare era stata messa una targhetta con il riferimento dei nuovi padroni. Due mesi fa, Rocky e’ scappato di nuovo, puntando direttamente verso il nord. Il cane e’ stato ritrovato da alcuni volontari a Pisa: leggendo il suo collare, hanno subito chiamato la famiglia salernitana. Poi si sono accorti che Rocky aveva anche un tatuaggio, che il suo primo padrone, Ibrahim Fwal, aveva pensato di fargli, nel caso si fosse perso. Cosi’ i volontari hanno scoperto che la vera casa del cane era a pochi chilometri di distanza, a Carrara. Ibrahim Fwal non poteva crederci e con le lacrime agli occhi ha riabbracciato il suo Rocky! Fonte:http://www.haisentito.it/

giovedì 15 aprile 2010

Anima gemella per cani e padroni


Il mondo degli appuntamenti on line apre nuove emozionanti frontiere con il lancio di kissykat.com , un servizio speciale che aiuta cani, gatti e padroni in cerca di amore. L'obiettivo è ambizioso: in un colpo solo trovare l'anima gemella al cucciolo che abbaia o miagola e al suo alter ego umano. L'affare sembra promettente: negli Usa ci sono 39 milioni di single con un animale – anch'esso single - per compagno, che sono naturalmente sensibili alle pene d'amore. Rachael Kreisler, presidente della kissykat , sottolinea che anche i cani e i gatti hanno bisogno di trovarsi un compagno, ma non nega la strategia: usare la scusa del cucciolo per portarsi a casa un uomo o una donna amanti - inutile dirlo - degli animali.
La prima fondamentale domanda che gli utenti di kissykat.com rivolgono riguarda sesso e età del padrone, ma sono comunque obbligati a specificare il tipo di cucciolo che possiedono, gli animali preferiti e l'animale con il quale non potrebbero mai vivere. Nella sezione dedicata al tempo libero si può inoltre accedere a servizi che forniscono dettagliate informazioni sui ristoranti e locali non proibiti ai cuccioli di casa, sulle attività sportive da fare insieme, sull'allevamento e la riproduzione, sempre riguardo agli amici a quattro zampe.
Il direttore creativo della società precisa: "Negli stati Uniti più di 78 milioni di gatti, 65 milioni di cani, 17 milioni di uccelli, 9 milioni di rettili, 5 milioni di cavalli e 192 milioni di pesci vivono uno stretto legame affettivo con i propri padroni. Vogliamo regalare agli amanti degli animali un ambiente eccitante e unico dove incontrarsi e sviluppare una relazione tra persone che condividono la stessa passione". Inoltre, secondo comScore Media Metrix , più di 45 milioni di americani usano il Web per nuovi incontri e per sottoscrivere i relativi servizi spendendo intorno ai 100 milioni di dollari ogni tre mesi. L'anima gemella si sa costa cara.(g.t.)
fonte: Virgilio.it

mercoledì 14 aprile 2010

La pet therapy


Trarre beneficio psicofisico dalla vicinanza di un animale domestico è la finalità della Pet Therapy, una scienza nata nel 1961 negli Stati Uniti che, da qualche anno, inizia a suscitare interesse anche in Italia…

Le alternative alla medicina e alle terapie tradizionali sono sempre state fonte di discussione e di curiosità. Nel caso della Pet Therapy, non si parla di una terapia alternativa ma piuttosto di una terapia, da integrare alle normali cure mediche, che sembra produrre interessanti risultati. Quella che in italiano viene chiamata anche zooterapia, fu introdotta nel 1953 dallo psichiatra infantile Boris Levinson, che mise in correlazione il benessere dei suoi pazienti e la compagnia dei loro animali domestici. Successivamente, gli studi di questo tipo di approccio si sono intensificati fino alla nascita, nel 1981, della statunitense Delta Society, che si occupa specificatamente dello studio sui benefici prodotti dalla compagnia degli animali.

La sperimentazione della Pet Therapy all’interno di strutture come ospedali, carceri, scuole, case di cura, ecc… hanno mostrato che i pazienti - senza distinzione di età, sesso e stato sociale - in contatto con un animale domestico, sviluppano un livello più alto di socializzazione e di benessere psicofisico, rispetto ad altri ai quali non è stato affidato un animale da compagnia. L’individuo, a contatto con l’animale, è costretto a rituali quotidiani di accudimento, che rafforzano il suo senso di utilità e gli infondono una sicurezza data da un punto di riferimento sempre presente. Depressione e stress vengono quindi notevolmente ridotti, grazie allo scambio reciproco di affetto con l’animale domesticoChi, almeno una volta nella vita, non si è sentito particolarmente triste e non si è consolato, almeno parzialmente, grazie ad una carezza al proprio cane o al proprio gatto (ma anche dal proprio coniglietto, criceto, cavallo o pappagallino che sia)? E quanto volte ci siamo sentiti come capiti proprio dai nostri amici a quattro (o a due) zampe? Il contatto con l’animale favorisce infatti, da ambo le parti, un allenamento di codificazione dei messaggi, che diventano sempre meno ambigui grazie all’esperienza. Inoltre, alcuni tipi di Pet Therapy offrono un aiuto anche ai portatori di handicap fisici e favoriscono l’attività motoria, il gioco, nonché incontri sociali con altre persone; ad esempio durante le passeggiate al parco con il proprio cane, o le chiacchierate al negozio di animali, dove tutti i clienti presenti condividono un amore comune per il loro piccolo grande amico. Tutto questo non può che portare buonumore e rappresentare una soluzione positiva ai problemi del paziente.

Tuttavia, la Pet Teraphy non è da considerarsi una terapia completa ed efficace sempre e comunque. Tanto meno una terapia “fai-da-te”, se il malessere da curare è profondo. Bisogna infatti che questa sia supportata da esperti, sia del comportamento umano che di quello animale, e che venga gestita in modo differente, a seconda dei casi, affiancandola anche ad una terapia psicologica o farmacologica, quando è necessario. Inoltre, dal momento che per il paziente, la Pet Therapy comporta l’assumersi di responsabilità serie nei confronti di un altro essere vivente, è necessario che questo si avvalga di tale terapia in un momento in cui ha le potenzialità per non causare danni all’animale; proprio per questo, in alcuni casi si preferisce prima testare la responsabilità del paziente affidandogli la cura di una pianta (è celebre l’esempio del bellissimo film “28 giorni”, con Sandra Bullock).

E’ altrettanto importante che la scelta dell’animale terapeutico sia basata sulle caratteristiche di bassa reattività in presenza di molte persone o animali, alto grado di memoria, sopportazione agli stimoli negativi, ecc… Nell’applicazione professionale della Pet Therapy, esistono, per questo motivo, vere e proprie selezioni e addestramenti per gli animali destinati alla compagnia di persone affette da malattie psichiche o fisiche. Inoltre, così come il paziente umano, anche l’animale va monitorato per verificare che da “dottore” non passi a diventare lui il “malato”!

www.girlpower.it/

Ah, l'Amour!


Svariate sono le ragioni per cui si decide di comprare un animale. Comune è, invece, la convinzione di essere, per il semplice fatto di avergli dato una casa e da mangiare, di potere di essi definirsi i “padroni” e, in quanto tali, di avere completo potere decisionale sulla loro vita, anche amorosa.
E invece no … provate a chiedere ad Alessandra, “padrona” di 6 cani, di cui 4 trovati per strada e 2 splendidi esemplari di setter irlandesi, con tanto di pedigree.
Ebbene, scontato appariva l’idillio fra questi ultimi due, Zara e Aris, entrambi aristocratici e di classe e invece no … su Zara ha prevalso il fascino latino di Pildo, bassottino tarchiato e claudicante, sicuramente simpatico e pieno di iniziativa, ma non certo quello che si definisce “un bel cane”. Quando si dice che l’amore è cieco …
E se avete intenzione di comprare una coppia di cocorite, fatevi indicare subito dal negoziante quelle già formate nella sua voliera, riconoscibili perché maschio e femmina stanno sempre vicini scambiandosi tenere effusioni: anche questi uccelli preferiscono scegliersi da soli il partner!

Fonte:baubaunews.it

martedì 13 aprile 2010

Quando dal veterinario le cose non vanno come ci si aspetta…..che fare?


Sembra incredibile, ma molto spesso una comunicazione inadeguata è alla base di spiacevoli situazioni.
Anche quando il fallimento può sembrare in relazione a problemi tecnici o al tipo di servizi forniti, in realtà il gap che si crea tra le aspettative ed i risultati ottenuti è perlopiù determinato da una inadeguata informazione.
Per esempio, nel caso di un gatto con una patologia dermatologica cronica, il veterinario sa che la malattia avrà un decorso prolungato mentre il proprietario, generalmente, si aspetta di risolvere il problema con una sola visita; una corretta informazione iniziale potrebbe prevenire una delusione a lungo termine.
L’interruzione dell’informazione può verificarsi in entrambe le direzioni: cliente veterinario e viceversa.
Buone capacità di comunicazione sono essenziali per il clinico: un proprietario che si reca dal veterinario è spesso così preoccupato e stressato da capire con maggiore difficoltà le spiegazioni del medico.
Alcuni proprietari, poi, sono riluttanti ad ammettere di non aver compreso a fondo, per paura di sembrare ignoranti.
Se hanno problemi a seguire determinati consigli, piuttosto che venirne a capo, una volta lasciato il veterinario, li ignorano semplicemente.
Avere una storia clinica completa è la base per il raggiungimento di una corretta diagnosi e le difficoltà spesso crescono se ci sono barriere con il cliente o se chi conduce l’animale alla visita non è in contatto giornaliero con lui.
Capita che alcuni proprietari non descrivano la realtà delle cose per paura di essere giudicati.
E’ compito del veterinario assicurarsi dell’efficacia della comunicazione, a tal fine si è dimostrato utile fornire qualcosa di scritto.
Se ci sono dubbi non si deve aver paura di chiedere le dovute delucidazioni al veterinario.

Seconda opinione

Quando il cliente o lo stesso veterinario avvertono che i progressi non sono soddisfacenti si può ricorrere all’opinione di un altro collega (consulto medico).Generalmente si tratta di uno specialista nel campo della patologia in corso le cui capacità, associate alla disponibilità di attrezzature speciali, possano essere utili per ulteriori accertamenti diagnostici e/o trattamenti mirati.
È il caso di alcune lesioni neurologiche che non possono essere diagnosticate con le normali radiografie ma che è possibile individuare con l’ausilio della risonanza magnetica.
L’elevato costo dello scanner e l’alto livello d’esperienza necessario per utilizzarlo determinano costi elevati che possono essere sostenuti solo da centri dedicati.
Un attento professionista è in grado di comprendere quando è il momento di suggerire questo tipo di servizi; sarà anche suo scrupolo fornire le migliori informazioni ed assicurarsi che il centro di referenza sia in grado di gestire al meglio la situazione.
Se vi sembra il caso, non siate imbarazzati nel riferire le vostre perplessità a proposito di come le cose progrediscono e richiedete voi per primi una consulenza specialistica!

Reazioni avverse ai farmaci

Ogni farmaco, anche se prescritto nel più stretto rispetto delle istruzioni della casa produttrice ha potenziali effetti collaterali.
A volte si tratta di manifestazioni lievi a volte decisamente gravi.
Il veterinario è tenuto a prescrivere ed impiegare farmaci registrati ad uso veterinario e per quella determinata specie ma, in assenza di questi, può ricorrere a specialità registrate per altre specie o destinate all’uomo.
In ogni caso è importante che l’utilizzatore finale comprenda come si somministra il farmaco e quali siano i rischi correlati al suo impiego.
Perciò, se i risultati attesi dall’impiego dei farmaci non sono soddisfacenti o addirittura si manifestano effetti collaterali, è importante parlare con il clinico che si preoccuperà, se è il caso, di segnalare quanto necessario alle autorità competenti.

fonte:www.animalinelmondo.com

lunedì 12 aprile 2010

La rondine


Nome scientifico: Hirundo rustica
Ordine: Passeriformi
Famiglia: Irundinidi

Caratteristiche generali

La rondine comune è lunga circa 19 cm e pesa 16-25 grammi. Ospite estivo nelle aree rurali e urbane, la rondine viene spesso salutata con gioia come annunciatrice della bella stagione. Questo aggraziato uccello, riconoscibile dalla caratteristica forma della coda biforcuta, nidifica solitamente o in piccole colonie sopra o all'interno degli edifici, dove allestisce un nido di fango a forma di coppa. Animali molto sociali, alla fine della stagione della nidificazione trascorrono la notte nei canneti, talvolta in stormi di migliaia, riunendosi all'imbrunire e prendendo velocemente posto fra le canne,in attesa di intraprendere la migrazione autunnale, che le riporterà nel continente africano (di recente è stata scoperta una zona in Nigeria che pare accolga buona parte della popolazione italiana di rondini). Il piumaggio è blu lucente sopra, il ventre si prensenta di un bianco sporco mentre la faccia è rossa. Il verso tipico della rondine è un gioiso "vit-vit". Gran parte della loro dieta è composta da insetti, che catturano direttamente in volo: il loro becco corto, ma molto allargato, è infatti adattissimo a questo tipo di caccia aerea.

Altezza 16 - 19 Cm
Peso: 13 - 25 Gr
Apertura alare: 30 - 36 Cm

Fonte:www.animalinelmondo.com


domenica 11 aprile 2010

Come comunica il gatto


Per comunicare il gatto miagola, soffia, ringhia, lecca, fa le fusa. In questo modo esprime sofferenza, gioia, necessità o altri stati d'animo.

Soffia quando è aggressivo e per spaventare potenziali nemici (anche altri gatti); miagola quando è insoddisfatto o per esprimere dolore, quando si accoppia o durante il calore, o semplicemente per "dialogare" con il proprio padrone (in questo caso esprime un desiderio di riconoscimento da parte dell'uomo); fa le fusa, principalmente, quando è contento ed appagato o per incoraggiarsi in un momento di pericolo.

Le fusa sono un suono somigliante ad un sordo brontolìo che il gatto emette per la rapidissima ritmica contrazione del diaframma. Come detto, la principale ragione di emissione parrebbe essere una condizione di piacere (anche ad esempio il piacere di ritrovare un oggetto caro, che spiega come mai si facciano le fusa ad oggetti), una manifestazione di affetto (la gatta puerpera ad esempio ne riserva quantità abbondanti ai piccoli nati e certamente ogni gatto le fa ad un buon padrone), ma possono essere anche sintomi di incertezza e, per motivi non ancora chiari, possono apparire anche nelle fasi aggressive dell'accoppiamento.

In fase di aggressività, specialmente nel rapporto con altri gatti (e talvolta durante la cattura del topo), il gatto può emettere un ringhio di tonalità molto bassa e profonda, considerato l'ultimo avviso prima dell'attacco.

Non comunica solo con la voce, ma anche con il muso, sfregandolo contro chi gli è vicino in segno di amicizia (la raggiunta amicizia fra due gatti si ratifica con una sorta di bacio fra i rispettivi musi); le femmine usano strofinare un lato del collo su oggetti o sulle gambe dell'uomo, ma il gesto corrisponde solo ad una marcatura del territorio che va letta come una manifestazione di possessività esclusiva nei confronti del padrone (così che altri gatti non abbiano ad avvicinarglisi, ciò che invece fanno con anche maggior coraggio proprio per il principio della sovrapposizione delle marcature).

Quando è spaventato o aggressivo tira indietro le orecchie e tende i baffi; solleva la coda in atto di saluto oppure comunica con il corpo rizzando il pelo quando è spaventato o vuole incutere paura.

La coda ritta (con la sola punta piegata da un lato) è indice di
benessere, di piacere. La coda agitata ritmicamente, talvolta sbattuta con una certa forza da un lato all'altro, è indice invece di un certo nervosismo pronto a trasformarsi in aggressività; ma va detto che lo stesso movimento è usato dalla madre per fornire un primo "giocattolo" sui generis ai cuccioli, trasmettendo loro l'istinto ad aver curiosità per le cose lungiformi in moto (per un certo tempo infatti, almeno sino allo svezzamento, la madre sopporta che la coda sia "catturata", anche con unghie e denti, dai figli).

Il gatto inoltre, in determinate occasioni, usa leccare altri esseri viventi. Oltre alla madre che lecca i cuccioli per stimolare dall'esterno l'avvio di alcune funzioni biologiche (ad esempio escretorie), per insegnare loro la cura del pelo e per trasmettere loro i connotati olfattivi della "famiglia", il gatto può leccare anche l'uomo con cui sia in confidenza. Diverse ipotesi sono state avanzate dagli etologi circa questa condotta, ma non si è raggiunta una certezza univoca. Si è notato come l'azione del leccare concluda invariabilmente ciascun insegnamento impartito dalla madre ai cuccioli e si è supposto che il messaggio trasmesso sia una rassicurazione (ad esempio durante l'addestramento al combattimento) che l'eventuale sorprendente dinamicità dei giochi non abbia escluso il cucciolo dalla "famiglia" riconosciuta. Un eventuale messaggio di "permanenza" nella sfera affettiva potrebbe perciò, a detta di alcuni comportamentalisti, spiegare la leccatura dell'uomo, massimamente effettuata dalle femmine.

Dall'uso materno del leccare i cuccioli, per ricordo assimilato ad istinto, il gatto deriva il piacere di essere accarezzato dall'uomo.

Ogni gatto è capace di sviluppare nel corso dei suoi primi anni una vera e propria "personalità", facoltà che lo rende un apprezzato animale di compagnia. Sebbene molti suoi comportamenti siano poi antropizzati, e quindi considerati in termini squisitamente umani, è bene comunque tenere a mente che un gatto, in genere, non ragiona come noi.

Fonte Wikipedia