venerdì 24 settembre 2010

Concorso internazionale 'Design against Fur'

LAVLa pelliccia è definitivamente fuori moda: lo conferma anche l’ottava edizione del concorso internazionale Design Against Fur, a cui hanno partecipato migliaia di giovani talenti del design. I vincitori di questa edizione, i cui artwork sono pubblicati suhttp://www.infurmation.com/ – provengono da Danimarca, Australia, Cina e Regno Unito.

Design Against Fur è il concorso organizzato ogni anno in quattro grandi aree internazionali (Europa-Internazionale, Cina, Russia, Irlanda), e prevede l‘aggiudicazione di un primo classificato per ogni area. Le opere vincitrici vengono poi giudicate a livello internazionale per assegnare il Gran Premio e, con una votazione on-line, il pubblico è chiamato ad assegnare il premio People's Choice Award

Sono migliaia gli studenti che da diverse parti del mondo hanno messo a disposizione la propria capacità e la propria creatività per realizzare messaggi di sensibilizzazione e manifestare il loro NO alla pelliccia, a dimostrazione dell’attenzione che le nuove generazioni hanno verso i diritti degli animali e in particolare della disaffezione dei giovani consumatori verso il “prodotto pelliccia”.

Il concorso Design Against Fur è promosso in Italia dalla LAV in quanto componente della Fur Free Alliance, la coalizione internazionale che riunisce più di 30 organizzazioni di tutto il mondo impegnate nel contrastare lo sfruttamento e l’uccisione di animali per la loro pelliccia.
In questa edizione, agli studenti è stato chiesto di focalizzare il proprio sforzo per denunciare il massacro di conigli per il mercato internazionale della pelliccia – ha dichiarato Mark Glover, executive director, Humane Society International – Ogni anno milioni di conigli sono allevati e uccisi per produrre capi di abbigliamento. Gli studenti hanno usato le proprie capacità creative per interpretare brillantemente la crudele realtà dell’industria della pellicceria e spiegare perché è così importante dire no alla pelliccia animale”.

La LAV ha il piacere di annunciare i nominativi degli studenti vincitori dell’edizione di quest’anno:
Il primo e secondo classificati del concorso Europeo-Internazionale per larealizzazione di manifesti, sono:
1° Camille Clemmensen, Signe Andersen e Mai Mi Dahmlos Eriksen della DMJX, Danish Scholl of Media and Journalism, Copenhagen, Danimarca
2° Joshua Cortese della TAFE NSW - Western Sydney Institute (Nepean College), Australia
Altri 23 studenti, tra i quali anche una ragazza cinese che studia alla Florence Design Academy, hanno ricevuto uno speciale riconoscimento dalla giuria.

Tutti gli artwork sono disponibili suhttp://www.infurmation.com/daf/2010/win10_eu.php
I vincitori del concorso Internazionale di animazioni sono:
1° Liu Lei from Beijing Institute della Fashion Technology, Cina2° Emily Brooke-Davies della Leeds Metropolitan University, UK3° Richard Jacobs della York St John University, UKLe animazioni sono visibili su http://www.infurmation.com/daf/2010/daf10.php
I vincitori del concorso Europeo ed Internazionale saranno ora valutati insieme ai vincitori delle altre edizioni tenutesi contemporaneamente in Cina, Russia e Irlanda.

Per valutare la qualità dei lavori è coinvolto anche il pubblico che, con una votazione on-line aperta per tutto il mese di ottobre sul sito http://www.infurmation.com/, potrà scegliere il manifesto migliore che riceverà il premio People's Choice
“E’ significativo che anche quest’anno il DAF abbia registrato tantissime adesioni di scuole italiane di design – dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV campagne pellicce – Il tema di quest’anno, l’uso di conigli nell’industria della pellicceria, è purtroppo attuale e oggetto, da tempo, di una campagna nazionale della LAV. La pelliccia di coniglio non è un semplice sottoprodotto dell’industria della carne: al mondo milioni di questi animali vengono appositamente selezionati in razze allevate esclusivamente per produrre una pelliccia destinata a guarnire abiti e accessori vari. Si tratta di una pelliccia perlopiù meno costosa e pregiata rispetto ad altre, e proprio per questo proposta ad un pubblico più ampio per rifinire capi di ogni tipo: è la squallida strategia del settore per aggirare la conclamata crisi della pellicceria”.

La LAV ricorda che 900 milioni di conigli ogni anno nel mondo, di cui 350 milioni nell’Unione Europea e quasi altrettanti in Cina, sono allevati e uccisi senza alcuna regola e senza alcuna protezione nella maggior parte dei paesi, per il mercato della pellicceria e della carne.
Più del 76% della produzione totale di pelli di coniglio nell’UE è realizzata in Italia, Spagna e Francia, e l’allevamento di tipo famigliare è ancora diffuso.

L’Italia alleva ogni anno oltre 90 milioni di conigli, ed è il principale paese UE importatore di pelli da pellicceria, segno di una spiccata vocazione per l’attività di trasformazione: importa il 47% delle pelli importate nell’intera UE e ne esporta circa l’11%.

La Spagna è il maggiore produttore europeo ed esporta il 69% delle pelli esportate dall’UE. Germania e Francia esportano pelli di coniglio di qualità elevata e ad alto prezzo, mentre la Spagna è il maggiore esportatore di pelli di qualità inferiore, spesso sottoprodotto dell’industria della carne.

La nuova edizione del concorso 2011 “Design Against Fur” sarà lanciata il prossimo 1° ottobre (dettagli disponibili su http://www.infurmation.com/).


mercoledì 22 settembre 2010

Test sugli animali: proibito torturare!

La direttiva varata l'8 settembre dall'Europarlamento vieta le sperimentazioni particolarmente dolorose sugli animali, ma per molti animalisti è una normativa blanda che lascia aperte troppe possibilità. 
Essa prevede una limitazione degli esperimenti animali e li sottopone a regole più rigide di quelle stabilite nel 1986. Eppure la società tedesca di Protezione degli animali la giudica un'iniziativa insufficiente. "Ci auguravamo una direttiva più severa", commenta Irmela Ruhdel della Lega per la tutela degli animali.
In base alle nuove disposizioni, i test sugli animali sono possibili solo in assenza di metodi alternativi ammessi dall'Ue, e quelli che sfociano nella morte sono autorizzati solo se gli animali sono uccisi con "il minimo di sofferenza, dolore e paura", e se portano a risultati valorizzabili.
Nell'Ue gli animali usati per esperimenti sono 12 milioni l'anno.
I Verdi hanno votato contro il compromesso raggiunto, normativa che gli Stati sono tenuti a recepire entro due anni. I rappresentanti di quel partito giudicano inadeguata la clausola di salvaguardia che consente tuttora di condurre esperimenti dolorosi sulle cavie e chiedono che sia vietato del tutto l'impiego dei primati. Invece la nuova direttiva risparmia scimpanzé, gorilla e orangutanghi, ma non macachi e saimiri, impiegati ad esempio in ricerche sull'Alzheimer. 
Irmela Rudhel, referente per i test animali del Deutscher Tierschutzbund, apprezza che la nuova direttiva migliori gli standard oggi vigenti nell'Europa meridionale e orientale, ma non nasconde le molte riserve che condivide con i Verdi. "Ci saremmo attesi uno sbarramento più incisivo, come il divieto di prolungare per anni quegli orrendi esperimenti sul cervello dei primati". A suo parere, la stessa ricerca di base sarebbe dovuta essere meglio delimitata. Pensa che anche con la nuova direttiva si continueranno a usare animali in esperimenti che non portano benefici tangibili agli uomini, né agli animali o all'ambiente. 
Elisabeth Jeggle, eurodeputata della CDU respinge le critiche degli animalisti: Le nuove regole sono un grosso passo avanti nella tutela degli animali e nel contempo assicurano la prosecuzione di test animali a scopi medici. Inoltre, plaude a "un sistema di controllo davvero rigido", con ispezioni a sorpresa.
In futuro ogni Stato dovrà garantire che almeno un terzo dei laboratori dediti a test con gli animali siano ispezionati annualmente; i 27 dovranno provvedere con propri organismi di controllo. E così l'Ue diventa il numero uno mondiale della tutela animale, ha commentato il Commissario alla Sanità, John Dalli.

(traduzione dal tedesco di un articolo di Florian Fuchs pubblicato sul quotidiano Suddeutsche Zeitung del 8 settembre 2010)