venerdì 29 ottobre 2010

Foche: Ue rigetta sospensione divieto caccia commerciale

    • Il Presidente della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con Ordinanza del 25 ottobre (resa pubblica solo nella giornata di ieri) ha rigettato la richiesta di sospensione del bando europeo che vieta la caccia commerciale delle foche e ha annullato quindi la precedente ordinanza del 19 agosto scorso con la quale si sospendeva temporaneamente il divieto europeo su istanza presentata da organizzazioni di popolazioni indigene del Canada e della Groenlandia insieme al Fur Institute of Canada, Canadian Seal Marketing Group e altre sigle collegate all’industria della pellicceria.
      Il Regolamento UE 1007/2009 sul commercio dei prodotti derivati dalle foche, sin dalla sua approvazione sta subendo forti attacchi da parte dell’industria della pellicceria interessata allo sfruttamento delle foche cacciate in Canada e Groenlandia. Nonostante il bando fosse efficace a partire dal 20 agosto 2010, già dai primi mesi dell’anno organizzazioni commerciali di questi Paesi hanno avviato un procedimento per chiederne l’annullamento e, in attesa della sentenza della Corte di Giustizia, anche la temporanea sospensione.
      Lo scorso 19 agosto, alla vigilia dell’entrata in vigore del Reg. UE 1007//09, il Presidente della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, accolse la richiesta di sospensione ma si trattò solo di un atto dovuto, dato che la Commissione Europea adottò le misure attuative del regolamento solo pochi giorni prima e quindi la Corte aveva bisogno di valutare le argomentazioni dei ricorrenti per potere decidere nel merito.
      Sulla base delle documentazione prodotta dai due schieramenti - da una parte il Parlamento Europeo e la Commissione (coadiuvati dai legali delle principali coalizioni internazionali di protezione degli animali quali Eurogroup for Animals e FFA-Fur Free Alliance, di cui la LAV è componente, e dall’IFAW – International Fund for Animal Welfare) e, dall’altra parte, organizzazioni di popolazioni indigene del Canada e della Groenlandia insieme al Fur Institute of Canada, Canadian Seal Marketing Group e altre sigle collegate all’industria della pellicceria - la Corte di Giustizia ha rilevato che, sulla base della giurisprudenza comunitaria, i ricorrenti non hanno presentato adeguate evidenze attestanti che la mancata sospensione del bando possa provocare gravi, personali e irreparabili conseguenze; hanno presentato solo mere osservazioni su interessi economici, culturali, sociali  di carattere generale che solo soggetti di diritto pubblico possono avanzare, mentre i ricorrenti rappresentano categorie riconducibili a persone fisiche, società commerciali e associazioni di categoria.
      Pur ribadendo che il Reg.1007/2009 prevede già una specifica deroga per garantire la sussistenza delle popolazioni indigene per le quali la caccia alle foche sta alla base delle proprie tradizioni, dalle argomentazioni che motivano l’Ordinanza del Presidente della Corte di Giustizia UE, emerge altresì che nel 2006 gli Inuit del Canada hanno cacciato  solo un decimo del totale delle foche che sono state abbattute (ossia 30.000 animali su oltre 300.000 cacciati) e che, di queste, solo un quinto (circa 6.000 foche) furono esportate e non esclusivamente nell’Unione Europea. Considerato inoltre che, come dichiarato dai ricorrenti, gli Inuit cacciano le foche prevalentemente per il consumo delle loro carni e che le pellicce sono vendute per coprire i costi della caccia, non si comprende come le disposizioni del bando europeo possano danneggiare tali popolazioni che, nell’ambito di un opportuno sistema di tracciabilità come previsto dalla Commissione UE (Reg.737/10) potranno continuare ad immetterle nel mercato europeo.
      Da quanto emerso in questa ulteriore tappa del procedimento avviato contro il bando europeo – dichiara Simone Pavesi, responsabile nazionale LAV settore pellicce – pare evidente che dietro la caccia alle foche si nascondano gli spregiudicati interessi di chi ha trasformato il mezzo di sostentamento di una popolazione in un business internazionale”.
      Se è vero che le popolazioni Inuit cacciano le foche da millenni – prosegue Pavesi – è altrettanto vero che nel corso dei secoli non è mai esistito un mercato dei prodotti di foca e ciononostante queste popolazioni sono sopravvissute. E’ solo ora che sono in balia dell’industria della pellicceria e del settore di trasformazione dei prodotti di foca, che queste popolazioni accusano difficoltà economiche e sociali. Auspichiamo che la Corte di Giustizia possa presto giungere alla conclusione del procedimento, in modo da togliere ogni dubbio circa l’applicabilità del provvedimento che, va ricordato, ad oggi è a tutti gli effetti vigente. Per questo chiediamo che siano attivate le opportune procedure di controllo sulle merci immesse nel mercato europeo e nazionale”.
      29/10/2010
      Ufficio stampa LAV

      PER APPROFONDIMENTI: 
      Ø  Ordinanza del Presidente della Corte di Giustizia UE
      Ø  Le tappe del procedimento
      16/09/2009 – Il Parlamento UE approva in via definitiva il Regolamento n.1007/2009 (Gazzetta ufficiale n. L 286 del 31/10/2009) sul commercio dei prodotti derivati dalla foca
      11/01/2010 – Le organizzazioni Inuit e l’industria della pellicceria collegata alla caccia commerciale delle foche, presentano un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con richiesta di annullamento del Regolamento 1007/2009
      11/02/2010 – I 16 soggetti ricorrenti (persone fisiche quali cacciatori e lavoratori dei prodotti di foca; aziende commerciali; organizzazioni che rappresentano la popolazione Inuit) presentano un primo ricorso al Presidente della Corte di Giustizia UE per chiedere l’adozione di provvedimenti cautelativi, quali la sospensione temporanea del bando UE, in attesa della conclusione del procedimento di annullamento.
      30/04/2010 – Con ordinanza del P.te della Corte di Giustizia UE è rigettata la richiesta di sospensione con la motivazione che, non essendo ancora state emanate dalla Commissione UE le disposizioni attuative del Reg.1007/09, i ricorrenti non possono dimostrare che la norma comunitaria arrechi alcun danno ai loro personali interessi.
      (i ricorrenti non presentano appello contro l’ordinanza).
      28/07/2010 – Presentato secondo ricorso con richiesta di sospensione; questa volta i ricorrenti motivano l’istanza sulla base della bozza del provvedimento attuativo (che diventerà il Reg.737 del 10 agosto 2010 recante disposizioni attuative del Reg.1007/2009 e pubblicato in G.U. il 17 agosto 2010)
      19/08/2010 – Ordinanza del P.te della Corte di Giustizia UE con la quale viene accolta la richiesta di sospensione temporanea del bando UE (ma solo per quanto concerne i soggetti ricorrenti), con la motivazione che, il bando è vigente con effetto dal 20 agosto 2010 e che, essendo le disposizioni attuative di cui al Reg.737/10 entrate in vigore lo stesso giorno, la Corte necessita di altro tempo per valutare le motivazioni dei ricorrenti.
      20/08/2010 – Entra in vigore il bando europeo del commercio di prodotti derivati dalle foche, ad esclusione dei soggetti che hanno presentato la richiesta di temporanea sospensione.
      25/10/2010 – Il Presidente della Corte di Giustizia UE, esaminate le argomentazioni dei ricorrenti, rigetta la richiesta di sospensione temporanea e annulla la precedente ordinanza del 30 aprile.
      Oggi - Il bando europeo sul commercio dei prodotti di foca è a tutti gli effetti vigente, sino a conclusione del procedimento avviato a gennaio per la richiesta di annullamento.

      Ø  La LAV contro la caccia alle foche
      Ø  Guarda il video della caccia alle foche (IFAW)
      http://www.lav.it/
 

giovedì 28 ottobre 2010

Finalmente è legge!

Oggi il Parlamento ha approvato in via definitiva la Legge di Ratifica ed esecuzione della Convezione europea per la protezione degli animali da compagnia.
Il traffico dei cuccioli ora è un reato: chi trasporta e commercia cani e gatti senza microchip, documentazione sanitaria e passaporto rischia la reclusione da 3 mesi a un anno e una multa da 3.000 a 15.000 euro.
Non solo. La legge punisce in modo più severo chi maltratta e uccide animali: introdotte sanzioni più aspre nel Codice Penale.
Ce l’abbiamo fatta: abbiamo rotto le scatole ai trafficanti di cuccioli e a chi sfrutta gli animali, che da oggi avranno vita dura!
Questo importante risultato potrà salvare la vita a migliaia di cuccioli: strappati prematuramente alle loro madri, costretti a viaggi estenuanti, perdendo anche la vita. Acquistati a costi irrisori e venduti a caro prezzo perché “trasformati “ in cuccioli italiani.
Un risultato raggiunto grazie al nostro impegno.
Per primi abbiamo parlato di un fenomeno poco noto. Lo abbiamo portato all’attenzione di tutti, anche delle Istituzioni. Abbiamo chiesto e ottenuto il loro l’intervento.

Abbiamo informato e mobilitato miglia di persone. Come te.
Abbiamo raccolto migliaia di firme con la nostra petizione.
Abbiamo collaborato con le Forze di Polizia, indagato e denunciato casi di traffico di cuccioli. E continuiamo a farlo, ancora con più forza.

Abbiamo ottenuto la legge: la prima in tutta Europa, un ulteriore passo avanti nella difesa degli animali.

Grazie per essere stato al nostro fianco. Grazie per il supporto che ci hai dato e per quanto farai ancora!

ll nostro impegno continua: da domani lavoreremo per l’efficace applicazione della legge.Sono sicuro non ci farai mancare il tuo sostegno. Puoi farlo ora, on line. Il modo più facile  e sicuro.
Grazie per quanto deciderai di fare.


Gianluca Felicetti
Presidente LAV


» http://www.lav.it/index.php?id=1608

PROGETTO PERRERAS, 115 CANI SALVATI DAI CANILI SPAGNOLI

Sono 115 i cani che, negli ultimi giorni, alcuni volontari parmensi sono riusciti a salvare dalle perreras, i contestatissimi canili spagnoli dove gli animali vengono tenuti in condizioni estremamente precarie in attesa della puntura che li metterà a dormire per sempre. Infatti, a differenza di quella italiana, la legge spagnola autorizza l’eutanasia dei randagi dopo 20 giorni di permanenza nelle strutture. Ed è proprio per salvare questi animali da un destino così crudele che migliaia persone si sono mobilitate; dei 115 “trovatelli”; alcuni sono già stati adottati, altri invece sono ancora in cerca di una nuova famiglia. L’obiettivo è di chiudere con la pratica delle perreras una volta per tutte. “Sappiamo che l'Unione europea riceve frequenti denunce ma le risposte, ad oggi, mancano – spiegano i volontari -. Assieme ad Enpa ci stiamo muovendo per estendere il progetto perreras ad un livello più istituzionale, nel sogno di rendere più civile la convivenza tra uomo e cani anche in Spagna.”


Fonte: ENPA

domenica 24 ottobre 2010

biodiversamente nei musei italiani

Nel nostro felice e incolto Paese il museo non ha mai incontrato particolari simpatie.
“Oggetto da museo”, “Sembra di essere in un museo”… Questi modi di  dire richiamano alla mente degli italioti un’immagine muffosa e stantia di stanzoni pieni di scheletri polverosi, vetrine affollate di animali impagliati, custodi sciamannati, etichette sbagliate, atmosfera d’abbandono.
E in realtà, ancora pochi anni fa, i musei, soprattutto quelli scientifici e naturalistici (in Italia, si sa, la natura è poco amata se non proprio disprezzata o odiata) non davano un’idea di efficienza e modernità.
Bene, chi ancora ha prevenzioni su questi templi della scienza, dovrà ricredersi.
Il 23 e 24 ottobre si festeggerà infatti  Biodiversamente, (che è anche il nome di questo blog), primo Festival dell’Ecoscienza.
Così, nell’anno della Biodiversità, il WWF, in collaborazione  con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici, ha lanciato un’iniziativa nazionale per far conoscere  l’importanza di queste strutture scientifiche e culturali.
Mentre a Nagoya in Giappone i rappresentanti  di 193 nazioni sono riuniti per tentare di arrestare un processo di estinzione che non ha eguali, per rapidità e gravità, in tutti i miliardi di anni di vita sul Pianeta,  in centinaia di piccoli e grandi Musei scientifici,, orti botanici, acquari (e domenica anche nelle più di 100 Oasi del WWF) di tutta Italia si svolgeranno, sotto la guida dei più noti ricercatori, iniziative speciali, ingressi gratuiti, laboratori interattivi, viaggi virtuali nel tempo e nello spazio.
Ma oltre ai veri tesori naturalistici conservati nei Musei italiani – come l’ultima Alca impenne, il grande pinguino artico estinto nel 1844, del Museo civico di Zoologia di Roma, il dinosauro gigante del Museo Cappellini  di Bologna, i magnifici  pesci fossili del  Museo di Storia Naturale di Verona – il personale scientifico dei Musei italiani  è noto nel mondo per le sue ricerche. Basti pensare al toporagno elefante scoperto  dagli studiosi del Museo tridentino di scienze naturali in Tanzania,  alle tante specie di rane nuove per la scienza trovate in Madagascar da una spedizione scientifica del  Museo regionale di Scienze Naturali di Torino, e alle tante altre scoperte che illustrano la grande preparazione culturale dei musei italiani.
Il fatto di potere, sabato e domenica prossimi, entrare in contatto, attivo e diretto, con questi luoghi che conservano gemme preziose della nostra biodiversità dovrà servire, oltre che a migliorare la cultura scientifica degli italiani, a denunciare i gravi problemi che affliggono  questo settore:  il 30% dei musei italiani non ha un direttore responsabile,  il personale è carente nella maggior parte dei casi e i finanziamenti sono sempre più scarsi.
Insomma è  giunto il momento di muoverci: i Musei italiani e le Oasi WWF ci aspettano!
Ancora oggi ultimo giorno!! tratto da