mercoledì 5 maggio 2010

Cani. E all'improvviso non vuole più solo giocare

Germania. L'attacco mortale di un incrocio di husky a un bambino conferma che l'aggressività canina non è questione di razze, bensì di come il cane è stato allevato. 
Nel fine settimana, a Cottbus un incrocio di husky ha buttato a terra la carrozzina con dentro un bambino di otto settimane; l'ha azzannato e il bambino è morto. Era il cane di famiglia e la sua razza non è tra quelle definite "da combattimento". Diversamente da altri episodi simili avvenuti negli anni scorsi, l'husky non era stato addestrato dai suoi padroni per difendere o attaccare. Eppure, qui si dimostra quanto gli esperti sostengono da tempo: 
l'aggressività non dipende dalla razza; quel che conta è il corretto rapporto uomo-cane. Benché la legge per la "lotta ai cani pericolosi" sia in vigore da dieci anni, le aggressioni a persone continuano a capitare. (...) Le cronache attribuiscono gli attacchi quasi sempre alle stesse razze -bull terrier, american staffordshire terrier, pitbull terrier- per citarne solo alcune. Sono razze che la legge classifica come pericolose; non solo loro, ma anche gli incroci tra queste razze, più alcune altre menzionate nelle specifiche normative regionali. Il termine è "cane da combattimento". In effetti, se si guarda alla loro storia, la definizione ha un senso. Pit bull terrier, bull terrier e staffordshire terrier venivano addestrati proprio per i combattimenti. Nell'antica Roma, il mastino napoletano, che in alcuni Laender è inserito nell'elenco dei cani pericolosi, serviva per i combattimenti al Colosseo o nei campi di battaglia. Il dogo argentino, anche lui presente in alcune liste nere, in Sudamerica era addestrato a cacciare i felini. E tuttavia, non è la loro storia a renderli pericolosi.
"Non si può ancorare la definizione di cane da combattimento a una razza. Le razze sono composte di molti individui con una loro particolare storia di vita e un comportamento sociale specifico con la propria o le proprie persone di riferimento. Il fulcro è questo: come è stato allevato l'animale? come e con quale affidabilità il suo comportamento è stato plasmato dalla o dalle persone cui si riferisce? Un cane pericoloso è un essere che non è stato socializzato, che non conosce i rituali del comportamento con l'uomo, che non ha zone tabù e non conosce la giusta distanza dall'uomo. La razza riveste, ammesso che entri in gioco, un ruolo inferiore", dice l'etologa 
Dorit Feddersen-Petersendell'Università Christian Albrecht di Kiel, esperta di comportamento canino e famosa a livello mondiale.
Ma allora perché il legislatore menziona esplicitamente certe razze?
"Esiste un retroterra complesso. Molte razze hanno la fama d'essere aggressive, particolarmente forti e coraggiose. Per questi motivi sono ambite in certi ambienti criminali. Ma non è l'animale a essere responsabile delle azioni che fa; è il suo padrone, spiega
 Franz Breitsamer, del governo bavarese ed esperto in materia.
Poiché in Germania non si può impedire a qualcuno di tenere un cane se non per motivi ben precisi, il legislatore ha pensato di redigere l'elenco di quelli pericolosi. Però, secondo Breitsamer, sarebbe molto meglio se le autorità competenti proibissero a determinate persone d'avere un cane. Anche una ricerca dell'Università di Hannover, condotta dalle veterinarie 
Angela Mittmann Tina Johann, porta a concludere che non è la razza a rendere pericoloso il cane. La signora Mittmann ha valutato il comportamento di 415 esemplari delle razze american staffordshire terrier, bull terrier, rottweiler, dobermann, staffordshire bull terrier e alcuni tipi di pitbull, mentre il gruppo di controllo era rappresentato da 70 golden retriver, considerati mansueti. Il test è consistito nel sottoporre i cani a varie situazioni che possono indurlo a reagire, ed è il test voluto dal legislatore per stabilirne l'aggressività. Nessun nesso tra razza e aggressività 
Lo studio non ha rilevato differenze significative tra le varie razze in merito a comportamenti aggressivi.
Un cane dovrebbe saper difendere se stesso e il suo padrone da un attacco, dice Breitsamer, "ma non reagire con violenza a qualsiasi stato d'irritazione". Stato d'irritazione per un cane è semplicemente "qualcosa di diverso". Per esempio, si può agitare di fronte a un disabile motorio che cammini in modo strano. Sta al suo padrone saper gestire una situazione di quel tipo. E non sempre ci si riesce.
"Molti padroni non sanno educare il loro cane in modo da renderlo sicuro oppure si limitano a stabilire un buon rapporto tra loro due. Così capita che l'animale non sappia cosa ci si aspetti da lui e quale sia la zona tabù", spiega Feddersen-Petersen.
I cani discendono dal lupo e perciò tendono a vivere in branco. Il cane ha bisogno di una guida, deve adeguarsi al comportamento dell'uomo e imparare che è sempre l'uomo il capobranco. "Con cani ben addestrati capitano raramente degli incidenti", dice Breitsamer. Sembra logico. A quelli da combattimento si attribuisce una qualità aggiuntiva: riescono a mordere con più forza degli altri. Ma l'etologa ribatte che non è mai stato scientificamente provato. Non esiste nessun studio che dimostri questa forza superiore nei cani da combattimento, conferma Breitsamer, che però aggiunge: "per mia esperienza, un bull terrier o un rottweiler hanno probabilmente più forza di un hovawart o di un golden retriever".
Il paragrafo 28, capoverso 1, della normativa sulla sicurezza stradale prescrive che una persone debba essere "idonea" a tenere un cane considerato pericoloso. Cosa non facile da controllare. Le regole sono così severe che è quasi impossibile ottenere l'autorizzazione. A Monaco, per esempio, bisogna inoltrare la richiesta all'autorità competente, cui va aggiunto un attestato d'idoneità e un certificato rilasciato dal Comune; inoltre bisogna dimostrare d'essere in grado di mantenere il cane in buone condizioni; sono prescritti anche un microchip e l'assicurazione per la responsabilità civile, oltre a "un interesse giustificato per il suo possesso". Interesse giustificato potrebbe essere anche la ricerca scientifica. Ma tutte queste regole non impediscono che in città vi siano almeno un centinaio di animali illegali, ritiene Breitsamer.
I cani hanno bisogno del capobranco 
Molti prendono un cane senza sapere come ci si comporti con i quattrozampe. Che hanno bisogno di un ordine gerarchico stabile e di essere occupati -la semplice giratina sotto casa non gli può bastare.
Un cane ha dunque bisogno di una guida e vorrebbe vedersi assegnati dei compiti dal suo capobranco. Feddersen-Petersen suggerisce: "Chi vuole avere un cane farebbe bene a chiedere consiglio a un veterinario esperto di comportamento canino". Consiglio di solito bellamente disatteso. E spesso la conseguenza è uno stato di stress per l'animale e il suo proprietario.
La soluzione potrebbe essere un patentino che si ottiene dopo aver dato un esame. In realtà l'esame esiste già: si chiama Dogs-Owner-Qualifications-Test (D.O.Q.) e consiste in una parte pratica e una teorica; dura due ore, e s'incentra sulla natura e la cacapità di ubbidire del cane in oggetto. In linea di massima lo si può fare presso ogni veterinario. Il guaio è che è su base volontaria e costa 150 euro -soldi che molti preferiscono risparmiare, mentre invece potrebbero garantire un rapporto migliore tra il cane e il padrone e l'ambiente circostante.
Sia Breitsamer che Feddersen-Petersen concordano che un patentino aiuterebbe a migliorare la situazione. Ma è di competenza regionale, e dunque non si arriverà mai ad avere una normativa unitaria.


(traduzione di Rosa a Marca dal quotidiano Sueddeutsche Zeitung del 29/04/2010
http://avvertenze.aduc.it

lunedì 3 maggio 2010

Petizione per salvare i cuccioli di foca


Cuccioli arpionati davanti alle mamme, che spesso muoiono nel tentativo di salvare i loro piccoli. Animali fatti morire dissanguati per non rovinare la pregiata pelle. Continua in Canada la strage delle foche. Contro la trasformazione delle coste canadesi in un immenso mattatoio a cielo aperto, sono partite diverse petizioni on line per chiedere al Primo ministro canadese di non autorizzare la ripresa della caccia, prevista per marzo.
L’anno scorso, il Governo ha autorizzato l’uccisione di quasi un milione di foche entro il 2010. Gli animali vengono arpionati, spellati vivi e poi fatti morire dissanguati. I cacciatori catturano soprattutto i cuccioli, la cui pelle è considerata più pregiata.
Bisogna intervenire per fermare il massacro, esternare al Governo canadese lo sdegno per la strage autorizzata.
Clicca qui e firma la petizione...
animalinelmondo.com/

domenica 2 maggio 2010

Il Border Collie è l'Einstein dei cani


Roma, 28 apr. (Apcom) - Vivono accanto agli umani da più di mille anni, sono gli amici più fedeli e aiutano anche nei compiti più difficili e sono anche molto intelligenti. L'etologo Stanley Coren ha stilato la classifica delle razze di cani più intelligenti, una lista di 110 tipi ordinati per capacità cognitiva.
L'Einstein dei cani è il Border Collie, meno brillante, invece, è il Levriero afghano. "L'analisi prende in considerazione solo una componente, quella che io chiamo intelligenza da lavoro", ha detto Stanley Coren in un'intervista alla Stampa. "I cani possiedono tre diversi tipi di intelligenza: l'istintiva, basata su quello per cui la razza è stata allevata, l'adattativa, legata a quanto l'animale impara dall'ambiente nel risolvere determinati problemi e quella da lavoro o 'scolastica', cioè, quella che il cane apprende seguendo i nostri insegnamenti", ha continuato l'etologo.
Secondo lo studioso "la linea di divisione" fra cani intelligenti e meno brillanti è data dall'età della razza. Razze come quella del Labrador (comparsa nel XIX secolo) "sono nate per capire e fare ciò che chiediamo loro. In un certo senso abbiamo manipolato la loro intelligenza. Al contrario, i cani come i levrieri appartengono a una razza molto antica" e i loro comportamenti sono più riconducibili all'istinto e non all'apprendimento. Sono stati fatti molti test sulle capacità cognitive del miglior amico dell'uomo e - ha affermato Stanley Coren - si è dimostrato che Fido ha la stessa intelligenza di un bambino di due anni e mezzo: "I cani hanno le emozioni base, quali la rabbia, la paura, la gioia, la sorpresa, il disgusto e la tristezza", ma il professor Coren ha escluso che i cani possano provare emozioni come il senso di colpa o la vergogna. "Quello che la maggior parte della gente vede come senso di colpa altro non è che paura della punizione".
Ma cosa rende straordinari i cani, in cosa sono diversi dagli altri animali? "Il feeling uomo-cane non esiste con altri animali e l'abilità del cane di capire la comunicazione umana è stata selezionata geneticamente. Se si indica qualcosa con la mano, guarda in quella direzione anche se è un cucciolo di due mesi", ha spiegato l'etologo Coren.
Se a questo aggiungiamo la capacità dei cani di comprendere il nostro linguaggio, ecco spiegato perché sono da sempre i migliori amici dell'uomo. "Sono in grado di capire mediamente 165 tra parole e gesti. Il record l'ha ottenuto un border collie di nome Rico che ne conosce 250 e riesce ad avere delle performance degne di nota. In un test gli veniva chiesto di andare a prendere, in mezzo a diversi oggetti che conosceva, uno di cui sentiva il nome per la prima volta. Arrivato di fronte agli oggetti, dopo averli analizzati uno a uno, ha deciso di prendere quello che non aveva mai visto". I cani, poi, riescono anche a intuire il grado di attenzione del compagno di gioco. Non sempre gli umani.