mercoledì 23 giugno 2010

UNA GIORNATA AL PARLAMENTO EUROPEO, TRA LUCI ED OMBRE PER I NOSTRI AMICI A QUATTRO ZAMPE




Prima di tutto, perché sono andata a Strasburgo? Per invitare il maggior numero possibile di Europarlamentari a firmare la Dichiarazione Scritta 26/2010 la quale ha un’unica, grande finalità: far si che la UE diventi competente in materia di animali da compagnia (cani e gatti) e inizi a lavorare a linee guida comuni per tutti gli stati membri.
Il documento (che potete scaricare dal nostro sito) è stato elaborato dal PIE, Pets in Europe, di cui STD fa parte, e presentato da 4 Europarlamentari nord europei. La Dichiarazione, se approvata, darebbe un segnale importante alla Commissione Europea (attenzione: Il Parlamento non è la Commissione…), che in questo momento sta rivedendo la legge UE sul benessere degli animali da reddito e da sperimentazione .
E’ evidente che a STD importa di tutti gli animali, ma anche cani e gatti devono diventare oggetto di leggi europee, altrimenti non si potrà mai lottare in modo efficace ed incisivo contro fenomeni quali il contrabbando di cuccioli o il randagismo endemico.
Per far si che la Dichiarazione scritta venga approvata servono 370 firme entro il 19 luglio e da 3 mesi il PIE si sta muovendo per convincere il maggior numero possibile di Europarlamentari a firmare. Non servono (credetemi, me ne sono convinta) migliaia di e-mail da mandare agli eurodeputati: non sono efficaci. E’ molto più efficace un’azione “chirurgica”, di contatto diretto, fatto in modo mirato da poche associazioni in rappresentanza dei propri soci e simpatizzanti.
Essendo STD un’associazione italiana, alcuni degli appuntamenti di mercoledì erano stati fissati proprio con MEPs italiani: armati di cagnolini di pelouche, io e i miei due colleghi del PIE ci siamo addentrati nel dedalo di uffici.
L’incontro con l’onorevole Herbert Dorfmann (Partito Popolare Sud Tirolese) è stato cordiale ma interlocutorio: pur dichiarandosi amante degli animali, non ha garantito la propria firma perché si è detto contrario, in linea di principio, alle Dichiarazioni Scritte. Ma in qualità di proprietario di cani e gatti si è definito sensibile e interessato all’argomento.
Mi sono quindi messa alla ricerca dell’ufficio dell’Onorevole Barbara Matera, eletta nelle file del PDL, con la quale era stato fissato un appuntamento. L’accoglienza iniziale da parte della giovane eurodeputata è stata calorosa e in preda all’entusiasmo per la nostra iniziativa ha richiamato l’attenzione di vari colleghi, tra cui l’onorevole Sergio Berlato. A questo punto avviene una cosa del tutto inattesa: l’onorevole Berlato mi allunga un comunicato stampa ed un esposto alla magistratura nei quali egli attacca alcune associazioni del centro Italia accusandole di traffici verso la Germania e la Svizzera, sulla scorta delle denunce sporte da una certa signora Alma Galli di Lecce. Decido di non dire nulla e mi riprometto di leggere il contenuto della documentazione una volta giunta in albergo. Al momento dunque non succede niente, anzi: l’Onorevole Berlato è ben contento di farsi fotografare con la bella Barbara Matera e i nostri cagnolini in mano, elargendo sorrisi ed esprimendo soddisfazione per la nostra iniziativa, ma le cose prenderanno una piega ben diversa, come scoprirete tra poco.
La giornata continua con l’amichevole incontro con Carlo Fidanza (PDL, Consigliere Comunale di Milano), il quale decide senza esitazioni di apporre la propria firma, e con Debora Serracchiani, già al corrente della situazione in Romania e proprietaria di diversi cani e gatti. La Serracchiani si è recata subito a firmare.
Riesco anche a “catturare” l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini (PDL), estremamente cordiale e ben disposto verso la Dichiarazione, anche se non c’è ancora la conferma ufficiale della sua firma.
Alle 20.30, mentre ceno, squilla il telefono: è l’onorevole Barbara Matera, che con argomentazioni un po’ confuse mi dice di aver cambiato idea e di non voler più firmare la Dichiarazione. Cerco di fugare i suoi dubbi, ma invano. E’ chiaramente successo qualcosa.
Mi rendo conto dopo cena di non sapere chi è davvero l’onorevole Sergio Berlato, e cioè il referente politico di Federfauna, l’associazione che tutela gli interessi di commercianti di animali, circensi, importatori di cuccioli. Federfauna (http://www.federfauna.org/) ha tra i propri iscritti i più grandi importatori di cuccioli di razza dall’Est Europa, alcuni dei quali attualmente inquisiti per reati gravi di maltrattamento, truffa in commercio, associazione a delinquere. L’Onorevole è anche stato grande sostenitore della famigerata legge Orsi, che chiedeva l’estensione dei periodi di caccia in Italia, in deroga alle normative Europee. E guarda caso, proprio l’Onorevole Berlato ha utilizzato per il suo esposto sui traffici all’estero l’avvocato di Federfauna Massimiliano Bacillieri, portando a sostegno delle proprie accuse contro associazioni animaliste gli argomenti della signora Alma Galli. La quale, a parte essere un’astrologa che con un blog delirante difende canili lager e attacca chi fa adozioni nel nord Europa, non ha altri titoli per parlare in rappresentanza del mondo animalista, anche se viene ampiamente sostenuta dal Gruppo Bairo, che da grande visibilità alle sue esternazioni.
Riassumendo: l’Onorevole Berlato, amico di Federfauna, la lobby italiana più grande di circensi/commercianti/importatori di animali di ogni genere, fa un esposto contro alcune associazioni (Canili Lazio Onlus, Il Rifugio del Prick e dell’Ulmo ) sostenuto da una animalista-astrologa accreditata da Bairo e altri. Vi sembra normale tutto ciò? A me no. Anzi: mi inquieta profondamente.
La sensazione è che ci sia un vero e proprio piano di screditamento del mondo delle associazioni zoofile e che alcuni animalisti (o presunti tali) vengano utilizzati proprio da coloro che dovrebbero essere i nostri primi nemici: i trafficanti di cani di razza, di animali esotici, i circensi e i cacciatori. E gli interessi di costoro sembrano ben tutelati a Strasburgo, mentre noi facciamo una gran fatica a trovare europarlamentari che si facciano paladini delle nostre cause o spendiamo troppo poco tempo per far sentire loro la nostra voce.
L’ultimo incontro (fortuito) in aeroporto è stato con un Eurodeputato romeno, Marian-Jean Marinescu, che si è lamentato con me per l’enorme numero di e-mails ricevute dopo i massacri di Calarasi e ha riaffermato la necessità di eliminare tutti i randagi in Romania per risolvere definitivamente il problema. Non sono riuscita a convincerlo che la sterilizzazione fosse un’alternativa migliore.
La prossima settimana sul nostro sito pubblicheremo la lista aggiornata dei firmatari, e verificheremo insieme gli eventuali frutti del nostro lavoro di lobbying.
Ora più che mai spero che questa Dichiarazione passi, e che la nostra voce diventi più forte di quella di Federfauna, dell’astrologa Alma Galli & Company.
Ma c’è tanto, tantissimo lavoro da fare…
Sara Turetta
Presidente di Save the Dogs and other Animals
18 Giugno 2010

 

domenica 20 giugno 2010

"Immondi, sporchi e occidentali" L'Iran lancia la fatwa contro i cani


Con nessuna ciocca di capelli in vista e senza cani al guinzaglio. La campagna moralizzatrice di Teheran con il nome di «nuova iniziativa per la sicurezza morale» è un nuovo shock per i giovani. Ma non è nuova

DI VANNA VANNUCCINI
PERIODICAMENTE all'inizio dell'estate la "polizia morale" cerca di impedire alle ragazze di spacchettarsi un po', far prendere un po' d'aria ai capelli, o portare a spasso il cane nel parco - occasione classica secondo i teocrati per indurre in tentazione i maschi ugualmente possessori di cani. Ma quest'anno si è aggiunto l'effetto sorpresa. L'estate scorsa infatti passò senza giri di vite sui codici di vestiario o il possesso di animali domestici: con le manifestazioni di massa seguite alla fraudolenta rielezione di Ahmadinejad, la polizia aveva altro cui pensare. Alcuni teorizzarono perfino che vi fosse una specie di contropartita: voi smettete le manifestazioni e noi vi lasciamo andare in giro vestiti (quasi) come volete e con i vostri cani al guinzaglio.

Si sbagliavano. Dopo la repressione delle proteste con la violenza che sappiamo, la campagna "moralizzatrice" è ripartita con particolare virulenza. Un mese fa il ministro dell'Interno avvertì che le forze di polizia erano di nuovo al loro posto sulle strade, dopo una breve assenza perché occupate a domare la "sedizione post-elettorale". Subito dopo fa il capo della polizia di Mashhad ha annunciato che le multe per abiti o comportamenti non consoni alla morale sarebbero salite da 50 a 1300 dollari, una cifra pazzesca. E ieri, su richiesta del quotidiano conservatore Javan, il grandayatollah Nasser Makarem Shirazi ha emesso una fatwa contro i cani (chiunque può chiedere una fatwa a un grandayatollah, anche per email). «Indubbiamente il
 cane è un animale immondo» ha sentenziato l'ayatollah: non solo non può essere portato a spasso ma nemmeno tenuto dentro le quattro mura di casa o del proprio giardino.

Solo Ahmadinejad ha diritto a quattro cani. Da guardia. Il loro acquisto qualche anno fa in Germania, al costo di 110.000 euro l'uno, fu commentato con ironia dagli iraniani. Anche il presidente si era fatto fare una fatwa, che gli riconosceva il diritto al possesso dei quattro cani «in quanto il loro uso era limitato a garantire la sicurezza». Niente carezze sulla testa o passeggiate nel parco, dunque. «I rapporti amichevoli con i cani sono una cieca imitazione dei costumi occidentali» ha ribadito ieri Makarem Shirazi: «Gli occidentali amano i cani più di mogli e figli».

Nonostante i divieti (o forse proprio per ribellione ad essi) la presenza di cani come animali domestici è cresciuta negli ultimi tempi. Non c'è un film di giovani registi iraniani in cui non si veda, in una macchina, il ragazzo la ragazza e un cane. I possessori di cani si difendono invocando il fatto che nel Corano non c'è nulla contro questi animali. Non solo, nulla di cattivo è stato creato nel mondo, dice Allah. Perché dunque prendersela con i cani? La controversia teologica se siano o no ammessi nell'islam cominciò subito dopo la rivoluzione islamica del 79 (anche in Arabia Saudita è vietato portare a spasso un cane, ma lì i grandayatollah non emettono fatwe provocatorie e così l'occidente non se ne accorge o fa finta di non accorgersene).

Alla fine i teocrati iraniani bollarono l'amore per i cani non come disobbedienza al Corano ma come «acquiescenza all'invasione culturale occidentale». Di cani immondi non si parla nel Corano bensì nei Revayat (i detti di Maometto o degli Imam) i cui divieti vanno ugualmente rispettati, ha sentenziato Makarem Shirazì. A Teheran esiste da tempo un "centro di detenzione per cani" dove vengono portati gli animali sequestrati per strada ai padroni. Reato imputato al cane: «Camminata in pubblico».

Fonte: La Repubblica